L’Ascolto sinodale dei giovani nella Chiesa tenutosi il 20 aprile 2022 ha coinvolto i ragazzi e le ragazze della Gioventù francescana di Avellino ed in particolare sono intervenuti Laura, Umberto e Chiara.
L’ascolto sinodale è iniziato ponendo la domanda su quale immagine di Dio hanno ricevuto i giovani ascoltati tramite le principali esperienze di religiosità cattolica fin dall’infanzia.
Umberto riconosce aver ricevuto varie e diverse immagini del “Dio cristiano” a seconda delle diverse esperienze vissute. In particolare afferma che dall’insegnamento della religione cattolica a scuola non ha ricevuto un’immagine di Dio, ma una cultura popolare molto sterile delle tradizioni cristiane, mentre il Catechismo fatto molti anni prima non lo ricorda.
Inoltre, afferma che la Chiesa gli fornito delle linee guida della fede, ma le interpretazioni diverse date da chi predica nelle omelie gli hanno trasmesso immagini diverse di Dio.
L’esperienza nella fraternità gli ha permesso di comprendere che è quasi insensata la ricerca di un’immagine di Dio o di chi sia Dio per lui, ma ha compreso quanto è importante rapportarsi a Dio tramite le Scritture nella vita quotidiana. Ritiene che Gesù abbia trasmesso l’immagine di Dio Amore, cioè di Colui che vive per gli altri e Umberto si sente chiamato a fare lo stesso, ossia a prodigarsi per gli altri come ha fatto Gesù.
Umberto ha sofferto il disagio di essere un cristiano formale, al quale poteva essere posta la domanda: “Tu credi?” - Risposta: “Sì” e Domanda: “In che cosa credi?” – Risposta: “Boh”.
Per Umberto è importante cercare una propria relazione intima con Dio, dopo che si era allontanato dalle immagini di Dio che aveva ricevuto. Infatti, non è entrato in Gifra per cercare Dio, ma solo perché era un gruppo di giovani in cui poteva stare in compagnia. Tuttavia, è stata la fraternità che gli ha permesso di ritrovare un contatto intimo con Dio.
Tutte le immagini eterogenee ricevute dalla scuola e dalla chiesa le ha sentite come imposte con definizioni “Dio è così” oppure “Dio è così e noi facciamo così per forza” con uno stile dogmatico, arrogandosi il diritto di rendere “legge” qualcosa che non sembra capito in profondità.
In Gifra ha iniziato porsi delle domande e a ricevere gli stimoli giusti senza metodi dogmatici, leggi e costrizioni e lo ha aiutato ad avere un pensiero critico su Dio ed avere un rapporto profondo con quest’ultimo.
Ritiene sia un errore identificare Dio con le immagini del “Dio autoritario” trasmesse dalla Chiesa e dalla Tradizione; inoltre, afferma che tali immagini non siano sbagliate in quanto tali, ma che sia un errore paralizzarsi su di esse.
Umberto ha imparato a comprendere Dio come una parte di sé che permea tutta la sua vita.
Da quando ha sperimentato personalmente Dio, ne sente affettivamente la presenza e si è reso conto di aver perso Dio in un periodo in cui non si sentiva più in contatto con Lui e si era sentito male come se ci fosse qualcosa che mancava o di aver perso una persona cara.
Umberto sente affettivamente la presenza di Dio grazie ai suoi fratelli e sorelle in Gifra e grazie alla bellezza del luogo in cui vive.
Laura si è interrogata sull’immagine di Dio che le è stata trasmessa alla luce della sua storia personale.
Avendo vissuto in un paese molto piccolo e povero di stimoli, ha vissuto una fede molto limitata dalla cultura popolare del luogo e l’ha sentita sterile perché priva di innovazione ed aggiornamento.
Lei ha sempre avuto l’immagine di Dio come Padre ma senza contorni precisi. La risposta alla ricerca di Dio l’ha trovata in Gesù di Nazareth, che sta imparando a conoscere come uomo e non come una figura lontana da lei con cui non entrava in contatto.
La svolta è avvenuta quando ha scoperto che con Gesù non è più importante difendere che Gesù è Dio, ma che Dio è Gesù. Si è resa conto che Gesù non si vergogna dei nostri difetti e di chi è debole. Ciò le ha permesso di lasciare l’immagine di un Dio che pretende di essere servito e dunque di preoccuparsi di vivere con ortodossia tutti i precetti come se vi fosse il rischio di fare un dispetto a Dio.
Laura ha scoperto invece l’immagine di un “Dio che serve”.
Il cammino di conversione di Laura non è orientato prevalentemente su Dio, ma verso i fratelli da servire.
Chiara racconta che il suo percorso è iniziato proprio nella fraternità francescana grazie alla sua famiglia e dunque la sua immagine di Dio nasce nei banchi del catechismo. Ha il ricordo di un Dio da colorare nei disegni e si rese conto che Dio non è solo un’immagine da colorare, ma piuttosto un’immagine da unire con vari puntini come cercare le piccole e significative immagini rappresentate tutti i giorni nelle persone che ci danno prova concreta della presenza di Dio nella ns. vita.
La difficoltà forse è stata quella di maturare in un contesto cattolico già fecondo che le presentava un’idea di vita e di fede, ma con il desiderio di cercare autonomamente Dio e vivere con libertà la possibilità di scegliere.
Nella sua quotidianità Chiara ha sperimentato la presenza di Dio nella sua famiglia come prima chiesa, altrettanto nella fraternità francescana.
Chiara ha scelto di cercare un’immagine di Dio che unisse il “maggior numero di puntini”, cioè che fosse sempre più completa grazie alle esperienze maturate dentro e fuori la fraternità francescana.
Unire le esperienze più diverse significa per Chiara sperimentare internamente ed esteriormente tutto ciò che la circonda a partire dalla sua famiglia, dall’amore ed educazione ricevuti, oltre alla sua fraternità ove cerca di vivere una fede in cammino, combattendo il rischio della sedentarietà ed aiutare gli altri a trovare i punti di riferimento per vivere la propria fede.
E’ importante per Chiara riconoscere che i punti di riferimento per la fede possono essere diversi e ciascuno ha bisogno di trovarli in modo personale e l’aiuto che si può dare all’altro deve rispettare questa esigenza.
La seconda parte dell’incontro si è incentrata sull’immagine che i giovani hanno di Dio oggi e sulle loro richieste alla Chiesa.
Umberto ora vive un’immagine di Dio che si mette a disposizione degli altri e lo vede nei suoi fratelli, negli atti di volontà quotidiana. Per lui Dio non ha forma e non sapere chi sia e cosa fa, è l’esperienza più bella, perché è un Dio che fa il bene.
I giovani credono poco nella Chiesa e ne soffre, in quanto come giovani francescani vedono la Chiesa come madre e dispiace che la Chiesa non sia lo specchio della bellezza che può portare. La Chiesa sembra essere fatta di parole e non di fatti e prima di riconoscere i propri errori ci ha messo più di 2 millenni.
Come giovani vogliono spingere verso il cambiamento e sono stanchi di sentirsi dire cosa devono fare. Umberto vuole più partecipazione dei giovani nella Chiesa e sente che il loro compito è fare domande. Umberto si chiede: “Perché i giovani si allontanano? C’è carenza di spiritualità?”.
I valori sono legati alle epoche e non è vero che i giovani sono senza valori. La Chiesa promuove dei dogmi e non l’ha aiutato a ragionare, mentre la fraternità lo ha fatto.
La Chiesa sembra paralizzata dalla propria tradizione ed aggiunge regole e credenze in funzione di ciò che c’era prima. La Chiesa che ha vissuto lui, toglie la possibilità di fare cose nuove.
Anche il Sinodo dei Giovani non lo ricorda come un sinodo in cui i giovani non sono stati raggiunti ed effettivamente coinvolti.
Gli piacerebbe una Chiesa ripopolata di giovani, pur volendo bene agli anziani. Sarebbe bello ci fossero giovani che portano nuove idee, nuove intuizioni e creatività.
Tutte le fraternità intorno stanno scomparendo perché non hanno motivi per restare e dipende sia dalla società che dalla Chiesa non pronta ad ascoltarli.
Laura afferma che la Chiesa non ha alimentato la sua fede, ma la alimenta prevalentemente nella fraternità e non nella comunità parrocchiale, ove ha difficoltà ad interagire perchè la Gifra non è accettata da alcuni frati.
Laura afferma che le nostre mense eucaristiche sono mense di esclusione e che il pane è per chi ha fame e se non lo è, è un pane avvelenato.
Le mense eucaristiche si trasformano in mense tossiche che escludono il diverso, cioè tutti coloro che non condividono la stessa immagine di Dio.
Laura ritiene che nessuno dovrebbe porre diritti d’autore sui modi di vivere il Vangelo e ricorda il passo tratto dal Vangelo di Luca 4, 28: “All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno” riferito a quando Gesù ha parlato nella sinagoga con linguaggi nuovi ed inclusivi e gli ascoltatori lo hanno rifiutato.
Questo modo di vivere la fede, secondo Laura, alimenta i fondamentalismi religiosi.
Laura inoltre nota una chiusura in generale nei confronti dei gruppi autonomi come loro, i quali nonostante abbiano un frate assistente a cui vogliono molto bene e che è molto rispettoso della loro autonomia, non dipendono dal frate o dalla suora per l’animazione della Gifra.
Il Percorso sinodale avviato come fraternità lo hanno proposto per altre parrocchie e altre diocesi vicine, ma dal Vescovo non hanno ricevuto alcuna risposta al loro progetto.
Come giovani si sono interrogati e hanno organizzato gli incontri in pochissimo tempo che hanno portato frutto, ma hanno comunque provato amarezza per la situazione locale di chiusura.
Laura vuole porre queste domande alla Chiesa: se la Chiesa vuole dimostrare di essere chiesa di oggi, è necessario un ammodernamento del linguaggio datato e incomprensibile, linguaggio che attinge ad un patrimonio dottrinale che non parla più a loro. Chiede un cambio di stile, più aperto al confronto e più interessato alle questioni della vita perchè non si può rimanere fermi a questioni di 100 anni fa.
Chiara, infine, si è interrogata su chi è lei, anche come donna, per poter avanzare domande alla Chiesa.
E’ sensibile alla causa femminista nella Chiesa e si domanda: “Come donna come mi sento? Mi sento ascoltata come credente?”
Quando c’è stata l’introduzione della dicitura “Fratelli e sorelle” nella liturgia eucaristica, non è rimasta particolarmente colpita dalla novità, perché sembrava che le donne esistessero solo da quel momento nella Chiesa.
Anche l’ammissione delle donne al ministero del Lettorato non l’ha ritenuto importante se già le donne di fatto lo fanno da molto tempo.
Chiara ritiene che il desiderio delle donne non sia stato ascoltato dalla Chiesa. Chiede un ascolto più concreto, perchè dall’insoddisfazione di giovani donne credenti può partire una vera rivoluzione nella Chiesa, in quanto sono donne che nutrono il desiderio di alzarsi in piedi viste le tante cose che fanno e per cui dovrebbero essere valorizzate.
L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata agli interventi degli ascoltatori.
Padre Stefano Giudici, comboniano, incoraggia l’esperienza all’avanguardia della Gifra senza dipendere dal riconoscimento dell’autorità ecclesiastica.
Li definisce un seme prezioso che potrebbe essere considerata la vera Chiesa che conta rispetto al 98% dei cattolici praticanti che potrebbero non essere rappresentativi della Chiesa di Gesù Cristo.
Padre Stefano ha fatto presente che proprio nel Tempo Pasquale si legge che gli apostoli hanno scelto di non rimanere nelle strutture che non li riconoscevano e infatti le strutture di allora non li contenevano più.
Padre Stefano ritiene sia importante diffondere queste esperienze al di là dei canali istituzionali ed ecclesiastici che se si conoscessero di più ci sarebbe maggiore adesione.
L’assenza dei giovani dalla Chiesa non dovrebbe essere vissuta come uno smarrimento confuso, ma come un segno di protesta. Non una protesta violenta contro qualcuno, ma una protesta a favore di qualcosa. Gli è piaciuta l’autonomia del gruppo che non è dipendente da un frate assistente.
Il blocco del pensiero critico non è solo nella Chiesa, anche se la Chiesa si è fatta assorbire da un mondo e da una società che scarta tutte le possibilità di pensiero critico.
Sarebbe necessaria una Chiesa che si pone come esperienza di relazione, anzichè come contesto che impone un pensiero unico.
Vinicio Biscotti ha ringraziato i ragazzi e le ragazze della Gifra che gli hanno fatto ricordare la sua fraternità agostiniana della gioventù.
Le domande che ha ascoltato gli hanno fatto rivivere le domande della sua giovinezza. 20-25 anni credeva che fosse sbagliato utilizzare criteri di lettura della realtà anacronistici proposti dalla Chiesa ed è contento di ascoltare che i giovani oggi si pongono le stesse domande.
Ricorda l’attività portata avanti nell’oratorio e ritiene che è possibile essere e rimanere nella Chiesa, anche se poco stimolante e chiusa. Non ha lasciato la Chiesa nonostante le immagini di Dio ricevute fino alla Cresima e anche dopo aver preso coscienza di sé, ha continuato a rimanere nella Chiesa.
Miriam Alessio ha ascoltato gli interventi dei ragazzi e delle ragazze della Gifra e ha come vissuto un revival. Le è piaciuto il loro linguaggio plastico, in quanto hanno mostrato di essere giovani e preparati con un’apertura che va oltre gli schemi e i vincoli della sua generazione.
E' possibile leggere la sintesi dell'ascolto sinodale dalla Gifra di Avellino sul proprio giornalino di fraternità al seguente link:
La prossima volta che rinasco giovane parteciperò al Gifra … Comunque la gioia/fatica del vivere mi ha consentito dì trovare tantissimi puntini per l’immagine di Dio=AMORE