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Cosa c'è dietro le quinte della Sinodalità digitale? Buon tempo di Avvento!

Aggiornamento: 3 gen 2022




Per salutarvi al termine dell’anno liturgico ed entrare nel silenzio orante del tempo di Avvento, vi racconto un po’ il “dietro le quinte” degli accounts Twitter su cui quasi quotidianamente ci confrontiamo.


Il primo account creato è quello di Vita Consacrata (@consacrata_vita) nato nel giorno del Cuore Immacolato di Maria nel 2020 per il mero desiderio personale di condividere alcune esperienze e conoscenze maturate nel corso della mia vita cristiana e professionale, la quale per vari motivi si è intrecciata con le vicende più borderline della Chiesa istituzionale come quella degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti, abusi di coscienza e psicologici su religiosi e religiose, comunità parrocchiali autoripiegate su se stesse.


Il volto bello della Chiesa me lo hanno donato soprattutto persone lontane dai luoghi di culto, i c.d. cattolici non praticanti, da sempre a me uniti in amicizia sincera senza le preoccupazioni dei perfezionismi morali e delle forme “pelose” di carità e servizio che hanno reso i luoghi di culto invivibili.


Il volto bello della vita consacrata me lo hanno mostrato le persone consacrate innamorate di Gesù attraverso la Parola di Dio e grazie a loro conosco l’autenticità della vita consacrata come modalità di vivere il Battesimo e non come status di superiorità ecclesiastica.


Tornando all’account Vita Consacrata, dopo appena un’ora dalla creazione mi scrisse un prete che mi chiedeva come mi permettessi di creare un account con quella denominazione e chi fossi.


Essendo già ampiamente formata all’ambiente controllante ecclesiastico, risposi cortesemente con l’abilità che un avvocato sa usare nelle aule giudiziarie.


L’account non è anonimo, ma semplicemente mi riconosco il diritto di scegliere con chi confrontarmi in privato, a chi rispondere e a chi no. Non posso scegliere chi mi legge, dato che l’account è pubblico, ma posso scegliere a chi dare fiducia nel confronto e a chi no, posso scegliere a chi rispondere pubblicamente e a chi no, posso scegliere chi ignorare e chi promuovere. Molto semplice!


Durante il primo anno di pubblicazione di "Vita Consacrata" l’account ha attirato soprattutto sacerdoti che hanno palesato in più occasioni il desiderio di confrontarsi con modalità più estese senza limitarsi ai 140 caratteri.


I tentativi sono stati numerosi, sia su Twitter, sia su Telegram, ma sostanzialmente gli stessi sacerdoti che chiedevano in privato di organizzare i confronti, poi si tiravano puntualmente indietro al momento di esporsi pubblicamente.


Ad un certo punto ho scoraggiato i contatti nicodemici in privato di sacerdoti che mi proponevano di pubblicare i propri articoli o di lanciare argomenti, che non volevano pubblicare direttamente per non esporsi.


Da quel momento si è manifestato l’ambiente clericale in tutte le sue patologie: preti che si offendono alle spalle, segnalano alle curie i posts sospetti, antipatie o invidie a distanza a suon di copia-incolla di dibattiti già lanciati nel twitterspazio.


Nulla di nuovo. E’ bastato sfilarsi dal gioco.


Ho dato spazio pubblico e privato solo a preti che hanno realmente dimostrato di mantenere il confronto con costanza e serietà o con percorsi difficili meritevoli di sostegno e incoraggiamento, senza giochetti tra confratelli di vicariato o pretese di monologhi sotto forma di thread e twittermansplaining o aggresioni pseudo-intellettuali infondate.


Per economia di energie e scarso interesse verso l’intreccio ecclesiastico creatosi in rete e in DM, ho riorientato e valorizzato l’account ampliando la visione di Vita consacrata come vita battesimale e credente.


Questo riorientamento digitale ha deciso la fine della #sinodalitadigitale nel 2020 e ha scatenato alcune persone consacrate, soprattutto donne, che si sentivano molto preoccupate che la proposizione della vita religiosa come “sola” vita battesimale le derubasse di uno status di specialità in base ai voti religiosi e dunque sono iniziati i posts rivendicativi di copia-incolla dei documenti di “Vita consecrata” di Giovanni Paolo II o richiami agiografici devozionali.


Sono bastate poche settimane perché la situazione si calmasse e si è calmata grazie allo spontaneo defollow delle persone in questione, salvo qualche rigurgito tardivo.


A quel punto è stato possibile avviare un dibattito molto più aperto e coinvolgente cristiani in quanto tali e non solo preti e persone con voti religiosi.


Non sono mancate incursioni di trolls ed haters tradizionalisti, alcuni li avevo bloccati in via preventiva, altri si sono affacciati timidamente per esplodere dopo pochi posts di scambio.


Dato che lo stile dei tradizionalisti e/o dei falsi pastori è sostanzialmente quello di non fornire contenuti, ma solo offese dirette o indirette ai posts altrui, sono solita seguire 3 steps di esortazione:

1) Risposta esortativa a non offendere;

2) Se non funziona il punto 1, primo invito al defollow spontaneo;

3) Se non funziona il punto 2, secondo invito al defollow e blocco.


Ma è proprio necessario? Sì, perché la rete non è un luogo virtuale e basta. E’ fatto di persone che si assumono la responsabilità per ciò che scrivono e non mi presto a confronti con soggetti (laici, preti o suore chi siano) di palese origine farisaica.


Come più volte scritto, anche san Paolo mi invidierebbe il curriculum di appartenenza alla setta dei farisei, scribi e dottori della legge e conosco ogni pensiero e argomentazione dei miei confratelli e consorelle di farisaismo…”si deve fare così”…”il magistero dice così” (ah a proposito…quando ve lo dicono controllate il contesto e la citazione perché il più delle volte è fuffa),...i peccati da espiare…la sofferenza da offrire…i castighi di Dio…tuoni e fulmini.


Tornando a noi, l’esperienza bellissima dell’account Twitter si è rivelata nel momento in cui molti cristiani e cristiane sinceramente innamorati/e di Gesù mi hanno contattata in privato e hanno iniziato a condividere le proprie esperienze, delusioni e soddisfazioni, hanno condiviso le sofferenze famigliari chiedendo preghiera o la fatica del lavoro quotidiano.


Con queste persone (preti, consacrati/e, giovani, professionisti, giornalisti) il passaggio dai 140 caratteri alla conoscenza personale è stato breve ed è stato per me talmente arricchente, che posso certamente ringraziarli per la più parte dei frutti di conversione maturati durante questo tempo di pandemia.


Per questo motivo è nato l’account #stopabuse (@clerical_abuse) che mi ha dato la possibilità di tematizzare l’argomento degli abusi del clero con maggiore dettaglio giuridico senza far diventare l’account Vita Consacrata un bazar anticlericale.


Nonostante alcuni followers abbiano cercato di scoraggiare l’account, durante l’incontro di Varsavia sulla tutela dei minori nella Chiesa sono iniziati proficui confronti e contatti con giornalisti, associazioni di vittime e avvocati canonisti laici.


Devo riconoscere che c’è un grande desiderio di Verità nei giornalisti e mi hanno dato una grande testimonianza di impegno e servizio. Li saluto tutti con grande stima.


Altrettanto saluto i colleghi canonisti con cui condivido le fatiche derivanti dalla divaricazione tra diritto e prassi, la quale molto spesso non ci fa provare altro che senso di impotenza davanti agli abusi del clero dal punto di vista canonico.


Inoltre, a coloro che mostrano il desiderio di occuparsi di abusi su minori da parte del clero proponendomi iniziative molto forti, pubblicazioni, articoli o riflessioni, chiedo loro che cosa si aspettano.


E’ necessario porsi la domanda “Che cosa mi aspetto dalla pubblicazione di un libro o di un articolo sugli abusi? O da un'intervista sugli abusi?”.


Il segreto per non crollare dopo poche letture è quello di partire dal presupposto che la struttura di peccato e potere clericale che alimenta gli abusi su minori non sarà minimamente intaccata dal proprio contributo intellettuale e professionale e lo dimostra la sola sproporzione di potere che esiste tra individuo e struttura.


Pertanto, non si intraprenda una lotta di Davide contro Golia, perché è inutile, autodistruttivo e pericoloso.


Gli unici risultati si possono ottenere tramite forme associative a sostegno delle vittime con competenze legali, sociologiche e psicologiche.


Sul piano individuale i risultati di conversione si ottengono solo con un lavoro “ad personam”, cioè personale. Non ottiene audience, né followers, né alti insights sui blogs.


Se si regge a questa invisibilità ed irrilevanza rispetto alla struttura clericale di potere, si può partecipare al servizio della Verità nella Chiesa; altrimenti, si possono avere grandi crisi di fede con ripercussioni psicologiche molto pesanti.


Arriviamo dunque al Sinodo digitale.


Ci siamo arrivati tramite alcuni tentativi di twitterspace e ringrazio fin da ora coloro che hanno accettato di partecipare come relatori a partire da Paola Lazzarini, Paolo Urciuoli e i giovani della GIFRA di Avellino, Alfonso De Gregorio, Alessandro Conti, Marinella Perroni e coloro che mi hanno già dato la disponibilità per i futuri twitterspaces.


Con l’attesa preparazione al Sinodo si sono affacciati sull’account @SpazioSinodale persone che già erano abituate a confrontarsi sull’account Vita Consacrata ed è stato bello consolidare una presenza di gruppo nei twitterspaces molto costruttiva, vivace, empatica e sincera.


Ho scelto Twitterspace in quanto è una stanza vocale non registrabile che motiva ad essere presenti in prima persona e non solo interessati a riascoltare un video o un audio al di fuori del contesto che si crea mentre siamo veramente insieme a confrontarci.


Pertanto, nonostante mi dispiaccia che non rimanga traccia registrata, vedo che i/le partecipanti si sentono molto più liberi di intervenire senza il timore che le proprie parole vengano decontestualizzate o strumentalizzate da chi riascolta un video o un audio.


Dall’apertura del Sinodo si sono affacciati anche personaggi che si propongono come mercanti nel tempio, una sorta di operatori sinodali e pastorali che vendono i propri “prodotti” o aspiranti direttori editoriali di sito o twitterspace.


Per favore, non coinvolgetemi in questo tentativo di autopromozione. Potrei scadere nella maleducazione.


Infine, ci sono i miei errori.

Non sempre i miei posts centrano il bersaglio. Talvolta, non sono meditati abbastanza e sono troppo impulsivi; talvolta, rischio la generalizzazione e alcune persone possono sentirsi ferite dalle mie parole; talvolta, non ho colto a pieno la complessità della questione, soprattutto quando coinvolge comunità e persone consacrate in difficoltà e me ne scuso.


Per questo ho preferito creare la Rassegna sinodale settimanale per darmi il tempo di leggere più attentamente gli articoli e contestualizzarli nel dibattito settimanale, oltre al sito “Sinodo digitale” ove chiunque può esprimere per iscritto un pensiero che può andare oltre i 140 caratteri di Twitter.


A che mi serve un tempo di Avvento in silenzio e preghiera?


Innanzitutto a prepararmi al Natale del mio e nostro Signore.


Poi per discernere se e come continuare ad animare gli accounts Twitter sopra citati, in quanto durante questi mesi ho meditato più volte di chiuderli per affaticamento e demotivazione, salvo essere sempre incoraggiata in privato da chi mi legge proprio nei momenti di maggiore scoraggiamento (a loro insaputa).


In questo tempo di silenzio orante vorrei anche elaborare un percorso di incontri sinodali digitali, che possano anche fare il salto su una piattaforma audio-video per persone seriamente motivate a confrontarsi su un tempo più lungo tramite incontri articolati con relatori preparati dal punto di vista biblico e teologico, al fine poi di presentare gli esiti di questo percorso sinodale a referenti sinodali ufficiali.


In questo tempo di silenzio, i 3 accounts @consacrata_vita, @clerical_abuse e @SpazioSinodale rimarranno inattivi, mentre il sito “Sinodo digitale” rimarrà attivo per chiunque desideri partecipare al Gruppo sinodale, ai forum e al blog.


Non mi resta che augurarvi un tempo di Avvento pieno di impegno e preghiera, amicizia e relazione con il Signore e con tutti i fratelli e le sorelle.


Buon cammino!

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